Le porte della sala conferenze a gradoni si spalancano e lo spazio viene perforato dagli alfieri
e alfiere che, sventolando in braccio la bandiera del loro paese, sfilano per il corridoio in un
solenne corteo al suono di un unico inno, quello del VIDES. Così inizia il XII Convegno
Internazionale dell’associazione, circondato dal colore di numerose bandiere da tutto il mondo
e accompagnato dal suono di tante lingue diverse. È un’esperienza davvero incredibile
partecipare a un convegno internazionale, ne esci che a fine giornata parli in un misto di
francese e spagnolo pure con la tua compagna di stanza italiana perché il cervello si è ormai
abituato a parlare con chiunque e non distingue più. (E qui propongo un applauso a tutte le
traduttrici che hanno lavorato tutto il giorno tutti i giorni traducendo ogni intervento nelle varie
lingue principali per permetterci di capirli tutti.)
Questi cinque caldi giorni di luglio a Roma sono stati caldi anche per i temi che abbiamo
trattato e su cui ci siamo confrontati in gruppo durante i momenti di laboratorio. Tra i vari temi
discussi durante il convegno c’è stato quello della reciprocità: la capacità di uscire da sé e
avvicinarsi all’altro attraverso un incontro generativo e trasformativo fatto di scambi. La
reciprocità dovrebbe permeare tutte le sfere della vita, quella educativa, quella politica, quella
economica, quella giudiziaria e quella sociale. Il VIDES si prefigge di farsi promotore di
questa cultura di dialogo a livello globale perché sente il bisogno di una nuova cultura
alternativa all’individualismo e il comunitarismo che non tiene conto del singolo. Altri temi su
cui si è discusso e si è preso l’impegno per il futuro di trasformarli in progetti concreti sono
stati l’emergenza del riscaldamento globale e la conoscenza delle realtà giovanili, in
modo particolare della sfera riguardante la sessualità e l’affettività. Sono stati proposti progetti
per approfondire e comprendere i temi come l’identità sessuale, l’orientamento sessuale, il
concetto di famiglia e quello di amore come potenza che permea diverse sfere della vita.
Un’altra questione sul tavolo è stato il SAD (sostegno a distanza) che qualcuno ha proposto
di rivedere e rivalutare nella sua forma per renderlo più proficuo ed equo. Ora come ora il
SAD è un sostegno al singolo bambino/a o ragazzo/a, ma questo in certi casi sfavorisce sia la
comunità in cui il singolo cresce che il singolo stesso. Da un lato, la donazione si concentra
troppo nelle mani di un solo beneficiario, quando invece ci sarebbero altri bisognosi che son
costretti ad arrangiarsi; dall’altro, questo status di “privilegiato” ha il duplice rischio di far
ostracizzare il bambino/a da parte dei compagni perché visto come uno dei pochi fortunati, e
l’adagiamento del bambino/a sul suo privilegio con il conseguente disimpegno nella ricerca di
autosufficienza. Bisognerebbe trasformare il SAD in un sostegno alla comunità ed assicurarsi
che sia anche un sostegno “sostenibile”, ovvero duraturo nel tempo, cosa sempre più difficile
da chiedere ai donatori di oggi viste le difficoltà dei tempi.
La priorità del convegno è stata soprattutto posta sul coinvolgimento dei giovani in tutte le
decisioni. È fondamentale far sì che non prendano solo parte ai progetti, ma che entrino a far
parte degli organi che hanno potere decisionale, che contribuiscano cioè loro stessi a creare
e ad avviare progetti, in quanto ricchi di idee e più vicini e attenti alle esigenze della società.
Questo convegno è stata una preziosa opportunità per stringere amicizie e scambiarsi i
contatti con molti altri volontari e soci sparsi su tutti i continenti, un’occasione per conoscere
le diverse realtà del VIDES e del suo operato nel mondo, per assaggiare cibi etnici portati
dalle FMA o dai volontari delle varie nazioni, e per assistere o addirittura partecipare a balli e
canti tipici dei paesi come il Messico, la Costa Rica, l’India, il Gabon, il Congo e molti altri.
Tra i momenti più belli ci sono però state le chiacchierate scambiate a tavola durante il pranzo
o la cena: ascoltare in prima persona le testimonianze di qualche suora sulla sua missione, o
quelle di qualche volontario VIDES che è dentro l’associazione da tempo e ne ha visto i frutti;
o le chiacchierate davanti a una bevanda fresca nel giardino dell’hotel la sera, quando ci si
ritrovava per fare un po’ di socialità. Sono stati questi i momenti di maggior arricchimento, di
interscambio culturale. In fondo è da noi volontari che deve partire la cultura della reciprocità.
Yuliya