Home / Blog / Testimonianze/ Marcia della Pace 1 Gennaio 2018
Sono una suora Salesiana che da 30 anni lavora nel VIDES (acronimo di “Volontariato Internazionale Donna Educazione Sviluppo”). E’ un’associazione salesiana Internazionale, oggi presente in 43 Paesi di 4 Continenti, che opera in diversi settori: educazione, promozione della donna, volontariato giovanile, difesa dei diritti umani, in particolare del diritto all’educazione.
L’intento ideale del Vides è amare i giovani di qualsiasi provenienza e cultura, con il cuore di Don Bosco che diceva:” Basta che siate giovani perché vi ami assai”.
Chi mai, 30 anni fa, poteva prevedere che con la globalizzazione il fenomeno dell’immigrazione avrebbe assunto dimensioni così grandi?
Già negli anni ’90, notando la presenza sempre crescente di migranti nel Veneto, con i volontari e i collaboratori abbiamo cominciato a porci delle domande su quali fossero i reali bisogni di queste persone per poterli soddisfare.
La svolta è avvenuta quando i rappresentanti della comunità filippina si sono rivolti al VIDES, presso l’Istituto M. Ausiliatrice in Riv San Benedetto, chiedendo di essere aiutati ad imparare la lingua italiana. Tutti sappiamo che la prima grande difficoltà per chiunque, ma in particolare per l’immigrato, e’ comunicare con gli altri.
E così ha avuto inizio il 1° progetto di alfabetizzazione con gli immigrati filippini, a cui è seguito un altro progetto per donne acculturate dei Paesi dell’Europa dell’Est che richiedevano di migliorare la lingua italiana. Nel 2001 abbiamo aperto le porte dell’Istituto a migranti di qualsiasi nazionalità che chiedevano l’ alfabetizzazione per la lingua italiana.
Per favorire l’integrazione di tutte queste persone di diversa provenienza, con i volontari il VIDES ha proposto varie iniziative, chiamate “Laboratori di umanità”, come: la scuola di italiano, la scuola di teatro interculturale autobiografico, un coro multietnico, un laboratorio musicale, uno sportello di accoglienza immigrati e non, lo sportello di ascolto attivo e di supporto psicologico, la distribuzione di generi di prima necessità, il progetto “Tessere culture”, un laboratorio di alfabetizzazione informatica, la promozione di feste, in particolare quella del Natale e di fine anno scolastico, le campagne di sensibilizzazione sui diritti umani.
A distanza di più anni, quasi tutte queste iniziative continuano.
Negli ultimi anni i corsi di lingua italiana hanno registrato un forte incremento di iscritti, soprattutto di rifugiati, provenienti non solo dall’Africa (via mare) ma anche da altri Continenti.
In questi ultimi 4-5 anni gli iscritti ai corsi di lingua qui a Padova sono in media 400, di cui un certo numero è minorenne; la fascia di età che prevale è tra i diciotto e i trentacinque anni, a cui si aggiungono gli ultra trentacinquenni. Gli iscritti provengono da circa 50 nazioni. I paesi di provenienza variano di anno in anno a causa delle difficili condizioni economiche, ma anche delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie.
E’ chiaro che questo lavoro con migranti e rifugiati non sarebbe stato possibile senza il prezioso aiuto di alcune suore e di tanti volontari, soprattutto giovani, che hanno collaborato e attualmente operano con tanta solidarietà e convinzione. Tralascio di accennare alle difficoltà degli inizi e anche a quelle che ci troviamo a gestire ora, per il numero sempre variabile di utenti e per i livelli diversi dei loro bisogni.
Le convinzioni che ci hanno accompagnato e tuttora sostengono il nostro operato sono:
Prima di tutto l’atteggiamento di accoglienza di chi si presenta in qualsiasi momento dell’anno sociale, accoglienza fatta di bontà, comprensione e anche di prudenza;
– il rispetto di ognuno;
– la convinzione che “insieme si può” costruire una società più umana e che sperimentare che la diversità culturale è una ricchezza ci aiuta a capire meglio noi stessi e il nostro futuro;
– “insieme” si fa esperienza di appartenere alla grande famiglia umana, la famiglia dei figli di Dio, cercando di costruire pace.
I volontari nella verifica annuale sostengono che è molto più quello che hanno ricevuto di quello che hanno dato. Esprimono ammirazione e stima per questi giovani determinati, pieni di energie e colgono anche la testimonianza gioiosa della loro fede.
In questo lavoro ci giungono segni e messaggi positivi che ci aiutano ad andare avanti come cristiani, con la sensibilità e il cuore di don Bosco per i giovani.
Come religiosa, questo lavoro è per me una chiamata del Signore a vivere il carisma salesiano con il cuore che spazia nel mondo fatto di tante storie.
Il Signore ci aiuti a continuare a camminare a fianco di tante persone che lasciano la propria casa, e, insieme a loro, favorire, con il nostro impegno e per quanto possiamo, una pace quotidiana.
Grazie SR Anna Maria