“Il Rapporto di stupore come strumento di integrazione dei migranti. Traduzione, analisi traduttologica e adattamento di documenti francofoni”
Questo è il titolo della mia tesi di laurea che ho voluto dedicare al Vides Veneto. Infatti, tre anni fa’ ho scelto il corso di studi in Scienze della Mediazione Linguistica per le Lingue e le Culture per la Comunicazione Interculturale grazie all’esperienza come volontaria che ho iniziato nel 2016.
Insegnare italiano agli stranieri mi ha fatto appassionare a un nuovo modo di concretizzare la mia passione per le lingue: aiutare i migranti a integrarsi in Italia. Ho quindi iniziato a studiare per diventare Mediatrice linguistica e culturale (MCL) alla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (SSML) CIELS di Padova.
Il mio percorso universitario è culminato nell’elaborazione di questo studio di tesi sull’adattamento del Rapporto di stupore all’integrazione dei migranti. Si tratta di un argomento interdisciplinare. Infatti, il Rapporto di stupore è uno strumento utilizzato nelle aziende francesi per l’inserimento dei nuovi collaboratori. I principi su cui si basa quali lo stupore, la fiducia e il confronto reciproco mi hanno permesso di immaginare un Rapporto di stupore che faciliti l’integrazione dei migranti nel loro paese di accoglienza.
Brevemente, il Rapporto di stupore si presenta come un questionario che ha lo scopo di stimolare la capacità di osservazione del nuovo dipendente. Durante un primo incontro, il datore di lavoro gli propone di prendere nota sin da subito di tutto ciò che lo stupisce in positivo o in negativo, o semplicemente di ciò che constata, tenendo in considerazione le domande del Rapporto di stupore, le quali riflettono le priorità dell’azienda. In questo modo, solitamente dopo tre mesi, potrà utilizzare i suoi appunti per redigere una relazione arricchita con eventuali suggerimenti, che sarà oggetto di un successivo confronto col datore di lavoro.
L’effetto del Rapporto di stupore è dunque bidirezionale: da un lato l’azienda comprende meglio i propri punti di forza o di debolezza per potersi migliorare grazie allo sguardo di qualcuno che non è ancora entrato totalmente nei propri meccanismi; dall’altro la nuova recluta si sente valorizzata per la sua partecipazione in azienda sin dagli inizi.
Tuttavia, i dati che l’azienda potrà ricavare dal Rapporto di stupore saranno utili se il datore di lavoro è riuscito a creare sin da subito un rapporto di fiducia col nuovo dipendente mostrandosi disposto a rimettersi in discussione.
Queste stesse fasi di proposta del Rapporto di stupore, osservazione e successivo confronto sono state riprese nell’adattamento del Rapporto di stupore all’integrazione dei migranti.
Un Rapporto di stupore che faciliti l’integrazione dei migranti mette in relazione stranieri e nativi, preferibilmente attraverso incontri personali, attenti alla persona. Questo è uno dei motivi per i quali penso che la scuola del Vides possa essere il luogo ideale per metterlo in pratica.
Un primo incontro serve a conoscersi, a creare un certo clima di fiducia e a presentare, e proporre, il Rapporto di stupore. Ciò avviene chiedendo al migrante se ci sono dei gesti che non capisce e mostrandogliene alcuni che sono più spesso fraintesi dagli stranieri. A partire dal suo bisogno di imparare il significato di certi gesti, dovrebbe rendersi conto di avere bisogno di un aiuto per integrarsi.
A questo punto, gli si propone il Rapporto di stupore come un’attività che, stimolando la sua curiosità, acceleri la sua integrazione e il suo inserimento sociale rendendolo protagonista di questi processi.
Le domande del Rapporto di stupore hanno due caratteristiche principali: sono aperte per stimolare prima l’osservazione e poi la riflessione, e sono neutre per non influenzare l’osservatore, in quanto non gli si chiede di giudicare o criticare una cultura.
Il Rapporto di stupore può prendere la forma di un libretto con delle domande e delle immagini (Fig.1) dove la persona straniera potrà annotarsi di volta in volta ciò che la stupisce. Inoltre, dato che spesso possiede un cellulare per restare in contatto con la famiglia potrà inviare dei messaggi, degli audio, dei video, delle foto alla persona nativa con la quale condividerà il suo Rapporto di stupore. Le informazioni così raccolte potranno essere facilmente recuperate in vista di un secondo incontro durante il quale il migrante potrà condividere ciò che lo ha colpito positivamente, negativamente, ciò che ha osservato, ciò che non ha capito e ciò che si aspettava. Grazie a questo confronto potrà comprendere e imparare più rapidamente.
Fig.1 Si tratta della stessa esperienza che ho vissuto durante il mio stage a Ginevra presso IIMA, un’ONG impegnata per i diritti umani[1], durante il quale la redazione di un Rapporto di stupore mi ha permesso di riflettere su ciò che stavo vivendo e di memorizzare ciò che avevo imparato fino a quel momento. Mi sono inoltre sentita valorizzata perché alcuni dei suggerimenti che avevo proposto erano stati presi in considerazione.
Ho anche sperimentato il Rapporto di stupore chiedendo a due ragazze francesi venute nella mia università per il loro stage, di redigerne uno, il che ci ha permesso di capire determinate differenze culturali. Per esempio, per quanto riguarda il comportamento degli italiani, da una parte loro hanno capito quali comportamenti si possono definire “tipicamente” italiani, d’altra parte le loro osservazioni mi hanno permesso di riflettere sul mio comportamento e, se possibile e necessario, di modificarlo leggermente al fine di permettere loro di sentirsi maggiormente a loro agio soprattutto all’inizio, che è la fase più delicata in cui il bisogno di sentirsi accolti è particolarmente significativo.
“Il Rapporto di stupore, pronto per essere sperimentato, ha dunque tutte le possibilità per funzionare!”
Marta Forlin
[1] Potete leggerne l’articolo dedicato qui: https://www.videsveneto.org/stage-allufficio-dei-diritti-umani/